Mi sono reso conto che sto dimenticando il Latino, e che anzi per buona parte l’ho già dimenticato.
Questo non mi piace, mi rattrista molto, mi preoccupa. Io ho fatto il Liceo Scientifico, non ho studiato il Latino come uno del Classico, però la grammatica mi piaceva, ed ero anche piuttosto bravo. Adesso invece non distinguo più un futuro indicativo da un presente congiuntivo; non ho più in testa i significati di tutte quelle parole, solo un vago ricordo. Sento d’altra parte che non mi ci vorrebbe molto per riprendermi, che mi basterebbe fare un po’ di ripasso e in neanche troppo tempo riporterei alla memoria tutte le regole grammaticali e buona parte del lessico. Però… non c’è tempo. Non c’è tempo, non c’è tempo, non c’è tempo.
Io feci una scelta, nella mia vita, all’età di diciotto anni. La mia scelta fu che avrei studiato la Matematica. E ora che mi addentro sempre di più in essa, scoprendone i dettagli e le bellezze, mi accorgo che tutto il resto diventa sempre più sfumato, come una stazione ormai lontana e persa nella nebbia. Sento sempre più forte il sapore dell’addio, non so se temporaneo o definitivo; rileggere una versione di quelle che sapevo tradurre anni fa, o il mito della caverna di Platone che tanto mi appassionò in terza superiore, avrà forse lo stesso gusto dei ricordi che sto via via formando, intanto che gli anni passano. Qualcuno forse verrà a dirmi che non c’è nulla di cui stupirsi, che in fondo ogni scelta importante della propria vita ha un prezzo da pagare, e che scegliere un percorso di studi significa inevitabilmente escludere tutti gli altri, anche quelli che pure mi hanno da sempre suscitato curiosità e interesse.
Resta però il rammarico, e la nostalgia, per tutte quelle belle cose che solo fino a due anni fa erano parte di me, e da cui ora mi sto forzatamente distaccando.