Che altro posso fare per ingannare il tempo sul treno? Ancora matematica? Difficile, ora che è salita tutta questa gente (ma bello che sia salita). Guardare fuori?
Il cielo vagamente tempestoso, tipico di alcuni giorni di primavera.
Il treno completamente pieno (alcuni in piedi).
La campagna lombarda, a sud di Milano. Anch’essa sa essere bella, a suo modo. Campi color giallo (grano? No, non mi sembra grano!), cascine, piccole chiese. Bene godersi il paesaggio com’è adesso, ché tra qualche settimana sarà bruciato sotto il sole.
Pieve Emanuele, con i palazzoni (colpisce il Ripamonti residence) e la stazione in costruzione. Il treno qui procede più lento.
Uno squarcio nelle nubi. All’orizzonte, direi verso ovest, un bagliore rosa. Villamaggiore. Ora andiamo veloci.
Freniamo un po’. Verso sud il cielo è sereno, me ne accorgo solo ora. Dovremmo essere quasi a Certosa. E infatti, eccola: riesco a scorgerla dal finestrino. Pochi secondi, è già fuori dal campo visivo. La rivedrò presto.
Rallentiamo sensibilmente. Ma ormai Pavia dovrebbe essere alle porte. Ecco, riprendiamo un po’ di velocità.
Ci siamo: viale Brambilla, un autobus urbano, ora passiamo sotto il rondò dei Longobardi. È il momento di scendere.